18 Apr
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Da modelli potenti a soluzioni utili: cambia la strategia dell’AI

Nel mondo dell’intelligenza artificiale si respira un’aria di cambiamento. Non si tratta più solo di costruire modelli sempre più potenti, ma di domandarsi: a cosa serve davvero questa AI?. A lanciare il messaggio è Shunyu Yao, ricercatore di OpenAI e primo della prestigiosa “Yao Class”, che sottolinea una trasformazione radicale nel modo di progettare l’intelligenza artificiale: dal “model thinking” al “product thinking”.Secondo Yao, siamo entrati in una nuova fase dello sviluppo dell’AI. Dopo gli anni dominati da innovazioni come Transformer e GPT-3, oggi l’attenzione si sposta su compiti specifici, performance pratiche e reale impatto. È un cambio di mentalità cruciale: non basta più chiedersi “possiamo costruire un modello per questo?”, ma serve rispondere a “perché e come lo useranno davvero le persone?”.


Tre pilastri per un’AI davvero efficace

Nel suo intervento, Yao identifica tre elementi chiave per costruire AI utili, scalabili e commercialmente valide:

  1. Addestramento su larga scala con linguaggio naturale
    La base di ogni sistema moderno resta l’esposizione massiva a testo e linguaggio umano. Questo permette al modello di generalizzare e rispondere in modo naturale e utile.
  2. Integrazione tra ragionamento e azione
    Non basta più solo “capire”: le AI devono decidere e agire, come avviene nei sistemi agentici. Serve una sinergia tra intelligenza astratta e capacità esecutive.
  3. Infrastruttura computazionale scalabile
    Ogni modello utile deve poter crescere, adattarsi, migliorarsi. La scalabilità non è solo tecnica, ma anche organizzativa e di design.

L’approccio suggerito da Yao richiama sempre più il lavoro di un product manager, in cui la priorità non è creare il modello più brillante, ma quello più adatto, usabile, e con impatto reale nella vita quotidiana degli utenti.


La nuova metrica dell’AI: utilità concreta e adattabilità

Il messaggio è chiaro: oggi i ricercatori AI devono ragionare come designer di prodotto. È necessario sviluppare interfacce intuitive, pensare alla longevità dell’esperienza utente, valutare il feedback continuo e adattarsi alle esigenze dei settori reali: educazione, sanità, scrittura, codifica, ricerca.Secondo Yao, la vera rivoluzione avverrà quando smetteremo di valutare l’AI solo su benchmark tecnici e inizieremo a misurare il suo valore in termini di adozione, utilità e trasformazione dei processi umani. In altre parole, l’AI che cambia il mondo non è (solo) quella più intelligente, ma quella che fa davvero qualcosa per noi.


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