Meta ha ufficialmente annunciato che non permetterà ad Apple di integrare Apple Intelligence – la nuova suite di funzioni AI presentata dalla casa di Cupertino – all’interno delle sue app di punta: WhatsApp, Instagram, Facebook e Threads. Si tratta di una presa di posizione netta, che sottolinea una crescente competizione tra colossi tecnologici anche sul fronte dell’intelligenza artificiale.L’integrazione delle AI di Apple nelle app di terze parti prevede, tra le altre cose, l’analisi contestuale dei contenuti, la generazione automatica di risposte e la proposta di suggerimenti basati sulle interazioni. Meta, però, ha deciso di non permettere a sistemi esterni di accedere ai dati e ai flussi delle sue applicazioni, dichiarando l’intenzione di mantenere il controllo esclusivo sull’esperienza utente.
Alla base del rifiuto c’è una questione ben più profonda: il controllo dei dati degli utenti. Apple Intelligence promette di elaborare le informazioni localmente e in modo privato, ma per funzionare all’interno delle app di terze parti ha bisogno di interfacciarsi con i contenuti generati o ricevuti. Per Meta, questo rappresenta un rischio sia per la privacy interna sia per il controllo sul proprio ecosistema.È anche una mossa strategica: Meta sta sviluppando da anni le proprie soluzioni di AI generativa, tra cui Meta AI e Llama 3, con l’obiettivo di renderle parte integrante dell’esperienza social. Consentire ad Apple di proporre un assistente AI “concorrente” all’interno delle sue stesse app andrebbe contro questa visione.
Questa decisione apre interrogativi importanti: stiamo andando verso una frammentazione totale dell’AI, in cui ogni grande azienda costruisce un sistema chiuso, incompatibile con gli altri? Se ogni app utilizzerà solo la propria AI, sarà sempre più difficile per l’utente avere un’esperienza integrata e trasparente.Al momento, Apple Intelligence potrà funzionare con app di produttività (come Note, Pages, Mail, Safari…), ma non sarà presente nei social di Meta, che sono tra le app più utilizzate al mondo. Una scelta che mostra chiaramente i confini delle collaborazioni possibili tra giganti tech, soprattutto quando in gioco c’è il business dei dati e l’intelligenza artificiale.
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