Meta torna a far parlare di sé nel panorama dell'intelligenza artificiale con l’annuncio ufficiale di LLaMA 4, il nuovo modello linguistico di casa Zuckerberg.
La notizia, come prevedibile, ha generato un’ondata di commenti tra chi vede in Meta un colosso impegnato nella diffusione open source… e chi, invece, ne denuncia l’ambiguità tra “apertura” e controllo proprietario.A rendere il tutto ancora più acceso è il fatto che gli utenti europei non possono ancora accedere alle nuove versioni, a causa di restrizioni e limiti imposti sul territorio UE.
Secondo quanto riportato da Yann LeCun e altri dirigenti Meta, LLaMA 4 sarà più capace, più efficiente e integrato in ecosistemi multimodali.
Ma a differenza di altri modelli open source realmente scaricabili, Meta non rende pubblici i pesi né consente un accesso diretto e illimitato al modello.Si parla dunque di “open-ish”, una definizione sempre più comune nel settore: modelli definiti open per la ricerca o con licenze permissive… ma che in realtà restano sotto il controllo del brand, con accesso limitato, approvazione a discrezione e modalità cloud.Nel frattempo, i ricercatori e sviluppatori europei si trovano ancora una volta esclusi: la piattaforma non consente l’accesso da IP europei, almeno per ora.
Il blocco verso l’Europa non è casuale. L’introduzione del regolamento AI Act da parte dell’Unione Europea ha messo in moto un effetto domino tra le big tech, preoccupate dalle implicazioni normative.Meta – così come Google e OpenAI – adotta una posizione prudente: limita l’accesso, attende chiarimenti normativi, e nel frattempo raccoglie feedback da mercati meno vincolati.
Una strategia difensiva, ma anche una dimostrazione concreta che l’AI open non è più davvero open, soprattutto quando entrano in gioco branding, licenze e responsabilità.